VENERDÍ 17

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view post Posted on 29/12/2023, 09:43     +1   -1
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Solleticatore

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Con notevole ritardo, complici mille peripezie, pubblico una storia ideata e iniziata a scrivere Venerdì 17 Marzo scorso, dopo aver partecipato direttamente ad una scena a cui non pensavo di poter assistere. E ovviamente ho pensato a Voi e al Forum!

La storia è inventata, ma basata su fatti realmente accaduti e con personaggi reali.

Modena, Marzo 2023. Il 17, ad essere precisi. Vi ricordate che giorno della settimana era e cos’avete fatto?
Be, io si.

Sarebbe stato un normale Venerdì sera lavorativo. E così è stato, anche se a me è rimasto impresso nella mente a causa di... Un’innocua gag, con Ilaria, una mia ex collega.

Ma veniamo a noi. Ilaria- la ragazza sopracitata- ha appena venticinque anni, molto bella sia a livello estetico che caratteriale. Alta il giusto, per essere una ragazza, con un bel fisico longilineo ma compatto, capelli lunghi e castani, occhi marroni ed un 36 di piede, decorato con una cavigliera sulla caviglia sinistra.
Qualche tatuaggio minimal sparso qua e là, piercing all’ombelico, septum e svariati alle orecchie facevano di lei una ragazza difficile da dimenticare.
Ma Ilaria non è solo apparenza: è una ragazza affettuosa, solare, disponibile e cordiale, soprattutto sempre sorridente.

Più volte avevamo parlato di lavoro e università: sapevo che la facoltà scelta, quella di giurisprudenza, non le piaceva più di tanto, così come lavorare in bar: fare la cameriera, o comunque lavorare nella ristorazione, era una situazione momentanea da cui stava cercando di scappare il prima possibile.
Anche se la luce in fondo al tunnel sembrava essere lontanissima.

È capitato che, durante un servizio insieme, lei scherzando ha iniziato a tirarmi “pugni” in modo scherzoso e affettuoso.

I.: “Spacco tutto e tutti ahaha!”

Mi diceva scherzandoci su. Al che, sfruttando la circostanza, la bloccai abbracciandola e iniziando a pizzicarle i fianchi, con la speranza di ottenere grasse e sonore risate, che purtroppo non ottenni: Ilaria, distratta dal via vai di persone dentro e fuori dal locale, rimase impassibile.

Nonostante la “sconfitta”, con nonchalance da oscar, le chiesi

G.: “Non soffri il solletico?!”

I.: “No, non lo soffro... Anzi, in realtà se me lo fa mia madre, muoio: non so come faccia, ma sa trovare i punti giusti, è come se “scavasse” ed io muoio dalle risate! E poi i piedi mi danno da fare: basta solo che me li sfiori ed io parto e inizio a ridere e scalciare!”

Il discorso finì lì, perché poi il locale iniziò a riempirsi gradualmente, anche se la mia attenzione, oltre che ad eseguire un ottimo lavoro, ricadde su una prenotazione fatta accomodare in un tavolo vicino alla mia postazione: erano quattro persone, di media età all’incirca, che sentivo parlassero di video, ragazze e... Solletico ai piedi e nel resto del corpo.

Una volta fatti accomodare, Ilaria diede loro il tempo di leggere il menù e quindi di scegliere.

Tornata al tavolo e presa l’ordinazione, si sentì richiamare al tavolo.

C.: “Ehm... Ehm... Scusa...?!”

I.: “Perdonatemi, credevo aveste finito di ordinare!”

C.: “In realtà non dobbiamo ordinare, ma volevamo sapere che numero di piede hai?”

La serata stava prendendo il piede- per restare in tema- giusto. Io ascoltai tutto, cercando di non perdermi alcun dettaglio, ma continuando a lavorare tenendo gli occhi ben fissi sulla station e sulle comande che man mano arrivavano.

Ilaria, come immagino sia normale davanti ad una domanda simile, rimase interdetta, ma rispose ai limiti dell’ironia:

I.: “Pronto?! Ma tutto bene?!”

Apparentemente il discorso sembrò finito li, ma ogni volta che la ragazza servì le varie portate, la tavolata- uomini e donne- non persero tempo per continuare a fissarle le estremità, nascoste in un paio di calzini e Vans neri, che tanto sembravano ingolosirli.

In un momento di calma, Ilaria ne parlò con noi, buttandocela giù a mo’ di gag

I.: “Che pacco oh, sti qua con il fetish dei piedi! E per fortuna che non me li vedono nemmeno!!”

G.: “Sta a vedere che adesso ti chiedono anche se soffri il solletico ai piedi ahaha!”

Le risposi, guardandola di sfuggita.

Il momento di ilarità finì quasi subito, visto che, sempre uno di loro, alzó la mano, apparentemente per ordinare.

I.: “... Desiderate altro...?”

Chiese, un po' infastidita dalla situazione precedente.

C.: “In realtà si, Ilaria. Intanto grazie del servizio e della cortesia, anche se fa parte del lavoro... Così come presumiamo tu sappia che il cliente ha sempre ragione”

Ilaria sbarrò gli occhi, attendendo il seguito di quei pazzi.

C.: “Immaginiamo di averti messa in soggezione con le nostre domande, e ci scusiamo, ma la verità è che siamo feticisti dei piedi e, più in generale, del solletico, soprattutto in quella parte del corpo”.

Io sentivo crescere un mix di emozioni miste, tra la situazione dei sogni, con conseguente eccitazione personale: per anni ho fantasticato su quei bellissimi piedi, sulla sua sensibilità al solletico e sulle sue reazioni ad esso.

Ilaria, invece, dal canto suo si paralizzò: sembrava che per un attimo, nonostante a lei sembro una vita, la musica si uní al vociare di tutte le persone creando un brusio sempre più forte nelle orecchie della ragazza.

Seguí un minuto, forse anche meno, di silenzio.

C.: “A livello amatoriale ci divertiamo a giriare video in cui immobilizziamo la malcapitata di turno e ci divertiamo a torturarla col solletico. Ovviamente il materiale prodotto rimarrebbe a noi e, laddove lo volessi, anche a te. Nessuna divulgazione verso terzi. Soprattutto, dettaglio che valuterai tu se interessante o meno, noi paghiamo, e non poco, la diretta interessata. Per un video di almeno 15 minuti senza pause, potremmo pagarti, disturbo compreso, massimo 700€ con contanti, PayPal o bonifico”.

Ilaria sgranò gli occhi e, senza proferire parola alcuna, fece dietrofront col vassoio per poi portare piatti e bicchieri al lavaggio.

Come al solito, non mi ero perso nemmeno un dettaglio di quella conversazione. E volevo provare a guadagnarci anche io.

Notai che il gruppetto si era recato in cassa per pagare e captai che riferirono qualcosa a riguardo anche al responsabile del locale di Modena, quanto detto poco prima ad Ilaria.

Il servizio finí, anche se per la prima volta nella mia vita sperai che non finisse più. Sistemato e chiuso il dehor esterno, le sale interne ed i bagni, ci sedemmo, come consueto, per la nostra consumazione finale. Mentre tutti, una volta cambiati presero posizione nel tavolo, Ilaria salutó e andó verso l’uscita, per lei non era stata serata.

G.: “Ila aspetta, vengo via anche io!”

Le dissi raggiungendola davanti all’ingresso.

Salutati tutti, uscimmo.

A quell’ora- le 03 del mattino- non c'è molta gente in giro, motivo per cui mi feci coraggio e parlai con Ilaria

G.: “Ohi Ila, cosa succede? Da metà servizio in poi eri... Una tomba!”

I.: “Lascia stare Gio... Non è serata...”

G.: “Ma hai litigato di nuovo con Riky? Ceh capisco siano abbastanza fatti tuoi eh, però mi spiace perché non sei più te stessa!”

I.: “Nono lui non c'entra... Te ne parlerei, però mi vergogno...”

G.: “Rimane fra me e te, stanne certa!”

I.: “Beh... Ecco... La tavolata di fronte alla tua postazione mi ha avanzato una proposta che mai avrei pensato di prendere in considerazione... Ma non credo riuscirei a rifiutarla...”

G.: “Posso sapere di cosa si tratta?”

I.: “Basta che non lo dici a nessuno... Mi hanno offerto 700€ per legarmi da qualche parte e farmi il solletico un po' ovunque... Il tutto ripreso da una videocamera... A parole pare non divulgheranno il video, massimo lo chiedo io... Mah, speriamo davvero che sia così...”

G.: “Mmm capisco, sono tanti soldi e immagino facciano abbastanza comodo... Ci sta non rifiutarla, per me fai bene!”

I.: “Dici davvero? Ad ogni modo dici così perché non sai quanto lo soffro... Pensare di essere immobilizzata mi spaventa...”

G.: “Allora, secondo me nel 2023 bisogna accettare che sia il solletico sia l’adorazione di determinate parti del corpo, che non siano solo il seno o il culo, siano feticismi o nuovi erotismi, non so se riesco a spiegarmi. Ad ogni modo, visto che ci stiamo confessando, mi sembra corretto dirti che anche io apprezzo vedere video di ragazze legate e torturate ovunque e con i peggio attrezzi... Anzi, sai cosa ti dico: perché non facciamo una simulazione ipotetica di quello che sarà?”

Arrivati alle rispettive macchine, Ilaria mi abbracció, e nel ringraziarmi scattó un bacio, che a lungo avevo desiderato e sperato. Una serata, per me, coi fiocchi!

I.: “Guarda, assurdo per assurdo ti direi che hai ragione e, anche se me ne pentirò, accetto sia la tua proposta che la loro... Alla fine non è mai morto nessuno per un po' di solletico, al massimo impazziró ahaha”

G.: “Quando potremmo vederci per iniziare?”

I.: “Guarda, lunedì siamo chiusi e i miei sono via, tornano mercoledì: vieni a casa mia!”

Era fatta, ed io stentavo ancora a crederci. Salito in macchina, collegato il telefono con l’aux e acceso Spotify, tornai a casa: avevo bisogno di sfogare le mie fantasie, anche se di lì a breve le avrei sfogate per davvero.

Il sabato e la domenica passarono, a lavoro entrambi facemmo finta di niente coi colleghi, nonostante ci scambiamo qualche sguardo d’intesa.

Lunedì in tarda mattinata le scrissi.

G.: «Ciao Ila, come stai? Buongiorno! Volevo sapere orario e indirizzo di casa tua, per favore!»

La risposta non si fece attendere

I.: «Ciao Gio! Allora, vieni quando vuoi dopo pranzo, in Via Tal Dei Tali 1B. Quando ci sei dimmi qualcosa che ti apro il cancello».

Mi preparai come se nulla fosse e, dopo aver preparato il pranzo, mangiato e lavato il tutto, dissi a mia madre che sarei andato a casa di un collega per studiare la nuova cocktail list insieme allo staff: non avrei pubblicato nulla sui social, però, come si dice, minima spesa massima resa!

Salito in macchina mi diressi verso casa sua. Una volta arrivato le feci uno squillo. Il cancello si aprì, ed io entrai dentro con la macchina.

I.: “Ahaha ciao Gio, come stai?”

Mi salutó Ilaria appena scesi dalla macchina, ma percepí una nota isterica nel suo tono di voce.

G.: “Ciao Ila, allora come stai?? Carica??”

I.: “Vorrei scappare dall’altra parte del mondo tanta è la caga che ho...”

Rispose lei.

G.: “Ma dai, ti divertirai, ne sono certo!! E poi nessuno è mai morto per un po' di solletico... Almeno, non che io sappia!”

La buttai in gag.

I.: “Vedremo con me... Maledetto solletico e sfortunata me che lo soffro solo e tantissimo sotto ai piedi... Mai una gioia!!”

Entrammo ridendo all’unisono per le gag dovute alla circostanza.

G.: “Ok Ila, lascio a te la scelta della location e, allo stesso tempo, procurati delle cinture o qualcosa per immobilizzati!”

I.: “Uffaaaa e va bene, fai quello che vuoi!”

Mi rispose contrariata per l’assurda situazione che stava vivendo.

Per me era un sogno.

Presi ad immobilizzarla usando cinture da pantaloni e accappatoi.

Mi presi un secondo per ammirare quella che per me era un’opera d’arte: legata ad “X” ed in intimo. Le lasciai giusto i calzini neri che tanto ammiravo e, segretamente, le fissavo ogni volta che lavoravamo insieme.

G.: “Neanche sotto alle ascelle soffri il solletico?”

I.: “Ti ho già detto di no, ad ogni modo... Uff... Vabbè, fai quello che vuoi, tanto ormai...”

Per prima cosa mi misi a cavalcioni sul suo corpo, mi avvicinai e ci scambiammo un altro bacio. Dopodiché presi il suo telefono, e la costrinsi a dirmi la password.

G.: “Tu ora dovrai darmi il codice, altrimenti inizio a farti il solletico ai piedi, dopo averti tolto i calzini, per almeno un’ora senza pause!”

I.: “Si ma cosa vuoi fare?”

G.: “Ovviamente inviare un messaggio a loro dicendo che accetti, ma che io dovrò assistere in modo da farti stare più sicura sul fatto che non si approfittino di te!”

E così feci.

Poi continuai ad osservarla per un minuto.

G.: “Iniziamo!”

Le dissi allegramente.

I.: “... Buon divertimento, stronzo! Ahahah”

Tornai sopra il suo corpo ed iniziai lentamente a farglielo sotto le ascelle, a due velocità diverse, per capire se stesse mentendo, ma con mia grande sorpresa non ebbe reazione alcuna. Mentre procedevo serafico entrambi ci fissavamo reciprocamente.

G.: “Niente?”

I.: “Oh te l’ho detto: niente di niente! Vuoi provare a pizzicarmi i fianchi o grattarmi la pancia e l’ombelico? Vai, accomodati!”

Effettivamente, anche nelle zone da lei menzionate, non ci fu nessun effetto.

G.: “Buon per te, vorrà dire che mi dedicherò solo ai tuoi piedi!”

Ero curioso di sapere che reazione avrebbe avuto.

Presi una sedia e mi sedetti davanti ai suoi piedi, ancora nascosti in un paio di calzini neri, dentro alle Vans.

Iniziai a slacciare le Vans e, con la coda dell'occhio vidi che iniziava già a contorcersi. Dopo aver effettuato questa operazione mi presi un minuto per osservare quel piedino iniziare a muoversi all’impazzata, consapevole del supplizio a cui sarebbe andato incontro.
Replicai la medesima operazione anche con l’altro piede.

G.: “Possiamo iniziare!”

Dissi sadisticamente sfilando entrambi i calzini e iniziando a grattarle le piante nude ed indifese.

La sua reazione fu qualcosa di meraviglioso, nemmeno nelle mie più rosee aspettative avrei pensato a questa reazione.

I.: “IIIIHHHHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH”

Ilaria rideva, scalciava e, per un momento, pensai potesse davvero... Partire, come mi disse a suo tempo.

G.: “Ghiri ghiri ghiri ma che bei piedi, Ila, mi sa che andremo avanti fino a quando non mi stancherò... E non credo succederà dopo il tempo stabilito!”

I.: “BBBBBAHAAHHAHAHSHS AHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH”

Immagino volesse dire “Basta”, ma non ci riuscì: il solletico la stava davvero demolendo.

Rideva e, quasi subito, inizió a lacrimare, alternando smorfie di disperazione ad altre, logicamente, di risate.

Stavo perlustrando le piante senza diminuire, cercando quello che poteva essere il punto più sensibile in assoluto. Mi resi conto e apprezzai la morbidezza dei suoi piedi, misto allo smalto nero che aveva optato per le sue unghie.

I.: “AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH”

Era passata mezz'ora da quando avevamo iniziato e non era mai stata in grado di chiedere o supplicare una pietà che non le avrei mai concesso.

Allo stesso tempo, però, vidi che era davvero rossa in volto e, a tratti, annaspava, così decisi di fermarmi per un momento.

I.: “AAAAHHH.... Anf anf.... Basta... Ti supplico Gio, basta. Non infierire più di quanto non faranno quei malati...”

Ci fu un momento di silenzio.

I.: “...Spero ti siano piaciuti i miei piedi e tu ti sia divertito...”

Restai in silenzio, immaginando dovesse finire di dirmi qualcosa che, però, non disse.

G.: “Senza dubbio hai dei bellissimi piedi, dotati di una sensibilità fuori dal comune! Mi sono divertito, come anche te visto che hai riso come una matta!”

La slegai e, dopo esserci scambiati un altro bacio, ci salutammo dandoci appuntamento al lunedì seguente, per mantenere e rispettare la parola data ai suoi futuri aguzzini.

Tra un turno di lavoro e un altro arrivó il fatidico giorno. Mi svegliai e, come di consueto, guardai le notifiche del telefono. Aprí la chat di WhatsApp e notai un messaggio di Ilaria.

I.: «Gio, ciao, buongiorno. Spero tutto bene. Non ho dormito la notte sapendo a cosa sarei andata incontro oggi... Per favore, passiamo la giornata insieme?»

G.: «Tempo di prepararmi e ci sono. Dove ci vediamo?»

Guardai velocemente le altre notifiche, rispondendo molto brevemente; poi, in men che non si dica, feci il letto, passai il velo e mi vestí.

Prima di uscire dissi nuovamente la scusa del menù a mia madre e uscí.

Ci vedemmo, parlammo di tutto e, probabilmente, capimmo che probabilmente da una circostanza strana sarebbe potuta nascere una relazione d’amore.

Pranzammo insieme e, quasi subito, le proposi di andare.

G.: “Ci hanno detto che l’orario non sarebbe stato un problema, prima facciamo e prima finiamo!”

I.: “No Gio, mi è bastata l’altro giorno con te... Ti prego, ascoltami!”

G.: “No tata, abbiamo dato la parola e la manteniamo. Adesso andiamo”

Ilaria sbuffó, poi salí in macchina e partimmo per l’indirizzo che ci era stato dato.

Una volta raggiunto l’indirizzo, quasi come se ci avessero sentiti e visti arrivare, trovammo la porta aperta ed entrammo, chiudendola delicatamente.

Arrivati al primo piano, le stesse persone viste non troppo tempo fa, ci accolsero.

C.: “Benevenuti e grazie Ilaria per aver accettato la nostra proposta! Quanti video... Anzi, per quanto tempo vuoi far durare la sessione? Ti ricordo che il minimo sono 15 minuti!”

I.: “Un video, 15 minuti e basta!! E pretendo che il mio ragazzo assista!”

C.: “Non c'è problema, ma non potrà intervenire in nessun caso!”

Assecondai senza proferire parola.

I.: “Allora dai, iniziamo questa mattanza!”

Vidi la rabbia e la disperazione comparire nel tono e nel volto della mia ragazza: sapeva a cosa stava andando incontro.

Procedettero quindi alla legatura, alla quale Ilaria non provó a dimenarsi: braccia dietro la schiena, assicurate alle sbarre di ferro del letto presente.

Entrò poi una signora, sulla cinquantina, che andò a sussurrare qualcosa nell’orecchio di Ilaria, che non fiatò: ormai era tutto pronto.

Venne preparato un timer, sul telefono di uno dei presenti: 15 minuti esatti.

Rispettivamente un uomo e una donna si sedettero sulle caviglie di Ilaria, dandole le spalle e coprendo la visuale: probabilmente sarebbe stato, per lei, un supplizio ben peggiore rispetto a quello che aveva passato con me: ora i suoi piedi sarebbero stati torturati da venti dita complessivamente, dieci per piede.

Vidi che iniziarono, lentamente, a slacciarle le Vans, che vennero rimosse dopo poco. Ilaria iniziò a muovere nervosamente, per quel poco che poteva, entrambe le sue estremità: poteva solo sentire, dai movimenti ed i tocchi, quello che le stavano facendo.

C.: “Molto bene Ilaria, cerca di recuperare fiato ed evita di sprecarlo con suppliche di pietà o robe simili: noi non conosciamo il significato di questa parola e delle sue ’sorelle‘, pertanto... Buon divertimento!”

Disse sadicamente la donna.

Il timer venne avviato, i calzini rimossi e le dita iniziarono a correre, a diverse velocità, sulle piante nude e quanto mai indifese di Ilaria. E la reazione non si fece attendere: inizió ad impennarsi, provó a sottrarsi a quel terribile supplizio, provando a forzare le sue legature, senza riuscirci.

I.: “AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH BAHAHAHAHAHSHSHSH”

Immaginavo provasse ad implorare una pausa fin da subito, ma allo stesso tempo il solletico le stava impedendo qualsiasi frase di senso compiuto.

I.: “AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH”

Continuava a ridere la mia povera ragazza, mentre i suoi aguzzini si stavano divertendo a scoprire tutti i punti più sensibili dei suoi piedi, soffermandosi a oltranza laddove sentivano che il tono delle risate si incrementava.

C.: “Ghiri ghiri ghiri ma che bei piedi, cara Ilaria: morbidi, lisci eee... Particolarmente sensibili! Perfetti è il termine giusto!”

Ilaria rideva, ora più istericamente, ora più disperatamente. Piangeva a dirotto dalle risate, le lacrime scivolavano lungo le guance.

La sveglia inizió a suonare, ponendo fine alle sue sofferenze. Anche il video venne stoppato, con Ilaria che ancora ansimava e, a tratti, sembrava ridesse,

C.: “Immaginavamo fosse la tua prima volta, mia cara, e ci siamo andati giù leggeri. Come da accordi, una volta sistemata, riceverai in contanti la somma anticipatamente detta. Se volessi spingerti oltre al tuo limite, per le prossime volte, passeremo all’uso di alcuni giocattolini, come piume, spazzole, spazzolini elettrici, oltre alle nostre dita. Buona vita, mia cara!”

La signora terminó i “convenevoli” e, insieme al suo complice, la slegarono.

Ilaria non perse tempo, nonostante fosse stremata per il supplizio che aveva appena subito, si sedette sul letto ed inizió a provare a mettersi i calzini quando accadde qualcosa di cui mi pento e mi pentiró sempre: in tre la bloccammo e la legammo nuovamente come prima.

La ragazza, debilitata, non riuscí ad opporsi; ma non si sarebbe mai immaginata che le cose avrebbero potuto prendere una piega così brutta.

I.: “No fermi, cosa fateeeeee!!! Non erano questi gli accordi!! Basta, basta solletico, non ce la faccio più!!!”

G.: “Ila... Mi dispiace, credimi... Ma ho sempre voluto provare ad usare anche io alcuni «arnesi del mestiere», ma in casa tua non li ho trovati... Dunque, ad eccezione della piuma che è si tremenda, ma non così... efficace: ti ho detto si del mio feticismo per il solletico, ma adoro quando la vittima impazzisce per il contatto delle setole delle spazzole sulle piante dei piedi ben oliate, o quando uno spazzolino elettrico inizia a spulciare tra le dita dei piedi. Quindi, alle tue spalle, ho chiesto aiuto a loro, un aiuto che ti tornerà indietro in termini economici. Mi spiace, ma come si suol dire... «L’occasione fa l’uomo ladro!»”

I.: “Sei un infame, un pezzo di merda! Che gusto ci provi a vedermi immobilizzata e torturata con la peggior tortura possibile?”

G.: “Certi piaceri non si possono spiegare”

Le dissi avvicinandomi ai suoi piedi. Mi ero portato dietro un paio di cinture per godermi appieno quel momento. Legai entrambe le sue caviglie, in modo che fossero completamente rivolte verso di me; poi presi del nastro isolante e glielo mostrai sadicamente.

G.: “Perche dover alternare i kit quando posso usare entrambi contemporaneamente?!”

I.: “... Che intenzioni hai?...”

Mi chiese ormai rassegnata.

G.: “Semplice, con questo ti attaccherò uno spazzolino elettrico, in modo che la testina sia a contatto con le dita, mentre per l’altro piede userò la spazzola!”

Ilaria sgranó gli occhi, ma non proferì parola.

Non persi tempo e le attaccai lo spazzolino sul piede destro. Poi presi dell’olio emolliente e glielo spalmai per bene sotto a tutta la pianta del piede, dita comprese: quel minimo massaggio le faceva comunque un discreto solletico.

I.: “AHAHAHA BAHAHAHAHASHSHSHTAHAHA AHAHAHA”

G.: “Molto bene, ora sei pronta!”

Presi una spazzola, gliela mostrai. Poi mi chinai e accesi lo spazzolino elettrico.

VRRR VRRR VRRR

I.: “NNNNNOOOOHOHOHOHOHOHOH AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA AHAHAHAHAHAAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHSH OHOHODDHIHIHIOHOHOHO”

La reazione non si fece attendere. Con una mano, la sinistra, le presi il dorso dell’altro piede e con la spazzola le attaccai l’altro, indifeso, piede.

Ilaria si inarcò, gridando come forse mai aveva fatto nella sua vita

I : “AAAAAAHAHAHHAHAHAAHHAAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAH NNNNNNNOOOOOOOOHOHOHOHOHOHO AHAHAHAHAHAHAHAHAHA OHOHOHOMMMMMMIHIHIHIOHOHOHOHOHDDDDDIHIHIHIHOHOHOHHOOH AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA”

Scalciava e si dimenava, o almeno quello era il suo intento.

Era debilitata dalla sessione precedente, ma soprattutto era ben immobilizzata, il che rendeva tutto più terribile.

I.: “AHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAH”

Le urla strazianti riecheggiavano nella stanza, mentre comparivano delle smorfie di assoluta disperazione sul volto, arrossato e bagnato dalle lacrime, di Ilaria.

Dopo 10 minuti abbondanti mi accorsi, preoccupato, che Ilaria iniziava ad ansimare e tossire per il troppo solletico.

Fermai la spazzola e spensi lo spazzolino, facendola rifiatare.

Andò avanti a ridere ed ansimare per circa un paio di minuti.

G.: “Ila! Ila, scusami!! Come stai?”

Chiesi visibilmente preoccupato.

I.: “Anf... Anf... Vahaii a... Anf... Farti fottere...”

Furono le uniche parole che riuscí a dire. Immagino me le fossi meritate.

La slegai e la presi in braccio per portarla alla macchina. Tornai dentro per ringraziare gli organizzatori per quello spettacolo incredibile, chiedendo e pagando una copia di entrambi i video. Recuperai quello che spettava alla mia morosa e la sua roba, poi uscí.

In macchina ci fu un silenzio quasi tombale.

G.: “So che mi stai odiando ma ci terrei a sapere come stai...”

I.: “Hai una bella faccia tosta!! Dopo quello che mi hai fatto mi chiedi come sto?? Come vuoi che stia?! A pezzi, umiliata e derisa, perché questo è il solletico: una tortura umiliante! Non azzardarti mai più a parlarmi di questo schifo, né tantomeno di provare a farmelo! Chiaro?!?”

Me lo disse con tono isterico e oltremodo incaz*ato. Ma aveva ragione.

Glielo promisi davanti a casa, così come i miei sentimenti per lei.

Ci scambiammo un lungo bacio, passionale e d’amore davanti a casa sua.

Prima di entrare, una volta sistematasi calzini e scarpe, si voltò verso di me e mi disse

I.: “Immagino avrai chiesto le copie dei video... Tienile per te, magari un giorno le rivedremo con calma”

E nel finire queste parole, mi fece l’occhiolino.

Tornai a casa più che contento per la giornata appena trascorsa: d’altronde, come potevo non esserlo?
 
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view post Posted on 29/12/2023, 17:15     +1   +1   -1
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Ti ringrazio!
 
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