La zia 3, La zia tickler 3a parte

Questa volta mia zia mi legò al letto con delle corde strettissime, che scappare era più che impossibile. Stavolta mia zia indossava tacchi vertiginosi che poi ovviamente si tolse. Mi fece assaporare il gusto del cuoio e la pelle dei tacchi all'olfatto e poi cominciò a sdraiarsi e sdraiarmi cominciando un solletico stronzissimo che più non si poteva. Ero alla sua completa mercé e stavolta invocare il cessamento del fuoco solleticoso e solleticante era altro che una chimera, una fantasia irrealizzabile. La realtà era ridere a crepapelle, paralizzato, col corpo che si agitava limitato dal fare delle corde che parlavano una lingua tutta loro del tipo è giunta l'ora di soffrire e mia zia continuava a solleticarmi vorticosamente come una sirena in mezzo al mare e io in balia delle onde che non sapevo da che parte girarmi. Era una tortura irresistibile. Potete immaginare mia zia serissima che proseguiva questo solletico così fulminante che ormai piangevo dalla sofferenza mitigata dalla vista dei suoi piedi candidi che mi fece leccare come premio di consolazione. Me li infilò in bocca e dovetti sottostare a quel volere imperante, mia gioia infinita rispetto alla sofferenza indicibile del solletico. Leccare le sue piante mi mandava in estasi mentre il suo solletico era una tortura a cui nessun uomo poteva resistere men che men io. Percorreva ogni parte del mio corpo in maniera meticolosa, ogni punto era una sofferenza continua ma le sue piante da annusare e leccare erano cosi belle che ogni dolore si tramutava in gioia. Ogni sofferenza dovuta al solletico diventava gioia al sapore delle sue piante incantevoli. Leccare le piante e soffrire il solletico questo era l'ordine. Capirete bene che forse la morte da solletico diventava quasi una gioia ma la vita dettata dal volere delle sue piante mi teneva stretta la volontà di proseguire quella tortura che altrimenti mi avrebbe portato all'aldilá. La mia lucidità vacillava al solo pensiero del solletico di mia zia al quale si aggiunse anche mia madre che decise di amplificare quella sensazione di impotenza e di pianto da solletico mortale. Mia madre era se vogliamo ancora più terribile a solletico di mia zia. E i piedi e le piante di mia madre avrebbero fatto impazzire anche la mente più resistente. Io mi spezzai letteralmente a tal solletico che solo la vista e il leccare le piante poteva garantire la mia incolumità e integrità di azione e pensiero. Potete capire il mio stato di quel momento e di ora. Non si poteva resistere a quel solletico micidiale e leccare e annusare le piante mi concedeva una tregua immortale rispetto alla mortalità di quel solletico devastante e infinito. I tacchi tolti mi mandavano ancor più in visibilio e non c'era santo che potesse distrarmi da tal vista se non codesto solletico virtuoso e vizioso. Io amavo questo aspetto intrigante del solletico e delle loro piante che cedevo volentieri a questa volontà divina e terrena. Non potersi sottrarre a tutto questo era per me una croce e delizia. Poi alla fine mi slegarono e mi fecero inchinare e inginocchiare ai loro piedi facendomeli baciare e annusare. Poi mi bendarono per rendere il mio atto ancora più serio e divertito. Poi mi diedero appuntamento alla volta successiva che sarebbe stata ancora più invitante, mi avrebbe aspettato una sospensione, ovvero essere legato a testa in giù con le due solleticatrici a lavorare le mie piante e stavolta non ci sarebbe stato nessuno a salvarmi se non i loro seni, ghigni, risate di scherno malizia divertimento e gioia, le loro unghie e la loro infinita bellezza. Fine terza parte. Qualcosa che volete approfondisca? Continuo? Feedback? Grazie per il feedback.

No ho sempre subito, sono ticklee io e lei lo ha sempre saputo.